martedì 16 dicembre 2014

A proposito di Walter

In questi ultimi giorni sono molto preso dalla storia, dalle incredibili avventure direi, dell'uomo Walter Bonatti.
Tuttavia in questo momento non mi riesce scorrevole la lettura del suo libro che da un paio di giorni mi sta letteralmente rapendo il cuore e la fantasia.
Ogni volta che il buon Walter descrive un eremo roccioso, una vallata innevata, il sole che spunta dai bianchi denti delle nostre montagne, ripenso a quanto mi stia diventando stretto questo luogo, in cui preferiamo l'astio e l'asprezza, all'amore e all'amicizia.
Sia chiaro, non credo che altrove questo non capiti, ma sono intimamente persuaso che ci siano culture diverse nel mondo, tradizioni che scolpiscono il cuore degli uomini e infondano loro l'amore per le cose semplici, per la moderazione per la condivisione.
L'amore per il tutto. Poichè di tutto è ciò che siamo fatti, e provare ad amare il tutto è provare ad amare se stessi.

Ho approfondito la questione K2-'54.
È triste riscontrare che la direzione di un'istituzione come il CAI abbia potuto, sebbene forse per motivazioni di prestigio nazionalistico, cosa che probabilmente in quegli anni era tanto pressante quanto viva nei cuori di coloro che allora volevano con orgoglio dichiararsi italiani, insabbiare (perché questo è stato fatto) e non verificare, non dico la verità, ma una versione dei fatti ritenuta scomoda, che a distanza di 50 anni si rivelerà la più plausibile.
A me non interessa condannare nessuno. Ma trovo più onorevole accettare il fatto che siano stati due esseri umani ad arrivare in cima alla seconda vetta del mondo, due persone capaci delle imprese più alte, ma anche di errori. Ammettere la nostra umanità e la sola cosa che può gratificarci nell'anima di fronte ad imprese tanto grandi. Ammettere i nostri errori ci rende umani, ed è la sola cosa onorevole.
Personalmente non sono per nulla interessato alla bandiera che è stata messa a sventolare su quel tetto di neve. Sono orgoglioso per il solo fatto che degli esseri con due gambe, due braccia e una testa come le ho io abbiano saputo arrivare alla fine di un viaggio simile, e sono felice che a differenza di altri siano riusciti a tornare indietro per raccontarlo a viva voce. Ma ripudio tutto questo perché è stato sporcato da una menzogna.
Non credo che in molti avrebbero avuto l'esperienza per giudicare in tutta onestà i fatti, perché il sottoscritto ad esempio non potrebbe nemmeno lontanamente immaginare cosa voglia dire trovarsi a 8000 metri rischiando la vita ad ogni passo col sogno di raggiungere una vetta estrema essendo il primo a mettervi piede, quindi non potrei essere onesto nel giudicare le scelte che vi si possano dover prendere, e invero credo che in molti invece avrebbero con leggerezza e a furor di popolo espresso giudizi severi, ma quanto meno si sarebbe stati sinceri e si sarebbe evitato di svilire un evento altrimenti grandioso.
Senza dilungarmi altrimenti, voglio perciò dare qui un mio personale omaggio a Walter Bonatti, in quanto uomo nel senso più animale e puro del termine, per la sua ricerca delle sue radici piu naturali.
Grazie per avermi testimoniato quanto ciò che cerco nel mio profondo, non sia, o comunque non sia stata, una mia prerogativa solitaria e soprattutto che questa ricerca non solo sia condivisa da altri, ma possibile come i miei sogni la vorrebbero.

martedì 9 dicembre 2014

Icarus

La scarpa che s'insinua
la fessura inesistente
m'addentro nelle curve
d'una pelle di diamante.
Leggero ma deciso
ogni appoggio su di te
ascolto il mio respiro
 mentre lento ti respira.
Ogni cambio è comprensione,
ogni passo va in salita,
ma comprendo la mia anima e
cammino sulle dita
d'una mano in ascensione
verso il cuore del problema,
il problema dentro me
che seguendo questo tiro
sto scalando la mia vita.

Anfratti ombrosi
e segni nella roccia,
uno dopo l'altro
m'ispiran confidenza.
Ma a tirarti verso il vuoto
è sempre un facile passaggio
e d'improvviso
non ci son parole,
danzi verso la sentenza
con l'indomito coraggio
d'uomo alato che nel cielo
l'ali in penne e cera
sta volando verso il sole.

Vola, senza fretta.
Ripercorre la sua strada
andando indietro.
La ripete in ogni metro e
lascia vada
Il suo sguardo sulla vetta
con il cuore
e sul suo viso,
pensa all'alto che ha toccato,
l'apparire d'un sorriso
mentre muore
nell'abbraccio che appena l'ebbe amato

giovedì 4 dicembre 2014

Luce del Mattino

Lenta, si desta, dal torpore della notte.
Stende le sue braccia su campi di granturco.
Rosee le vesti, si copre di colore.
Tinge l'aria del calore dell'arancio.

Dolce bacio, tiepida carezza,
Viene la Donna di luce vestita,
D'ambra e ametista setato ordito,
Viene a svegliar le creature del giorno.

Cinerea, sfumata di turbamento,
Nemboso pileo sul vello d'autunno.
L'etereo manto penando traversa,
La terra saluta con perlate promesse.

Un frigido ozio coglie la Dama
Di luce invernale e di gelo velata,
E imbianca l'ora dell'alba tardiva
La nivea linea dell'orizzonte.

È brina il tappeto dei prati erbosi,
Disciolta dal bacio di primavera,
Biondo destarsi del fresco profumo
Di Donna fiorita di pioggia e narciso.

Fulgida e nuda di cielo levante,
Arde di sole la Donna estiva,
Rigoglio vitale di rami fogliati,
Fruttati presenti d'amore brillanti.

martedì 25 novembre 2014

Babylonica

Il salice è un albero che sembra spento,
Triste e solo, a passarci accanto.
Ramingo nei pensieri e nell'eterno pianto,
S' anima solo quando sale il vento.

Piovono lacrime d'un vento remoto
Che soffia le rime di tristi versi
Di canti d'amore, d' amori persi
Ne fugge da tempo con animo vuoto

C'era una brezza ch'errava leggera
Quell'aria d'aprile che scalda la neve
Carezzò le foglie, le carezzò lieve,
Le foglie d'un salice in primavera

Bei ricordi son quelli del vento.
Ricorda di baci, diamanti notturni
Ma men che domani il passato non torni
Al vento i ricordi dan solo tormento

Tormento d'un sogno che porta il suo viso
Venefico balsamo per la mente
S' insinua profonda come fosse niente
Nel cuore scava con un sorriso

Dev'esser fortuna si tratti d'un sogno,
Sebbene tormento del cuore sia,
Ché la brama reca di volar via
E inseguir l'orizzonte divien bisogno.

martedì 18 novembre 2014

Fabula

La notte i sogni di nobili gesti
I panni sfoggiar di cavalieri errabondi
O di sete e merletti esibire le vesti
Regnando su troni d'onirici mondi

È triste destarsi in terre dell'arte
E l'arte qui è tutto quel che rimane
Ch'ai banchi del tempio si prende parte
E tutto si svende come puttane

"Venite signori! Ce n'è d'ogni prezzo!
Ne orgoglio ne onore necessita ai fessi,
Venite in italia e prendetene un pezzo
Che gliela svendiamo pei nostri interessi!"

Questo è il bando che c'è al parlamento
Ch'ai figli di Roma vuol far da padrone
È facile a loro riuscir nell'intento
S' ognun nell'intento s' atteggia a coglione

Le penne non bastano a farvi sentire
Non v'è nel sistema una via d'uscita
Perciò per trovarla bisognane uscire
Ammazzare il tiranno e aver salva la vita

Di questi discorsi avea piena la mente
Ma l'animo pieno di incubi oscuri
Di chi brama qualcosa e poi se ne pente
In dolente memoria dei giorni duri

Questa è la storia d'un uomo vero
Ch'ebbe l'amore per far del bene
La storia d'un uomo dal far sincero
E della causa delle sue pene

Poiché di pene n'ebbe ogni giorno
Da quando s' accorse di questo talento
E dannato d'allora sogna il ritorno
Dei tempi felici dell'età d'incanto

Torna da me, infanzia perduta
Perché mi hai lasciato in un mondo spento
Goccia dopo goccia la pioggia è caduta
Sciogliendo i colori che rapì il vento

La polvere e il sangue stringon le mani
Quando vai via e con te l'illusione
Che nella vita sian solo domani
E ieri nell'anima solo finzione

venerdì 7 novembre 2014

L'imporre le idee - parte 2

Un ulteriore punto a cui mi viene da pensare è il seguente.
Le persone a cui dico che potrebbero evitare di mangiare animali e derivati, sono le stesse che, esplicitamente o implicitamente, sostengono che una persona socialmente accettabile dovrebbe o deve:

  • avere un lavoro e prediligere questo ai propri affetti e passioni
  • avere ed utilizzare il denaro
  • avere quante più cose possibile (auto, cellulare, televisore, computer, casa...)
  • essere sempre completamente detersi, disinfettati, profumati, ben vestiti (secondo il loro metro di giudizio), finanche completamente depilati.
Se chiamano "imporre le idee" la scelta tra la mia compagnia e la mia assenza per il volersi nutrire dei corpi di miei fratelli e sorelle, come chiamano la scelta tra l'accettazione e l'emarginazione sociale per il solo voler essere liberi?

Il mio pensiero non rileva la differenza tra una mucca, una capra, una gallina e i miei familiari.
Perchè dovrei tollerarne l'assassinio?

Coloro che si definiscono onnivori fanno spesso appello alla libertà di scelta.
Ma se io convinco una donna che è giusto ed auspicabile soddisfare sessualmente gli appartenenti ad un gruppo religioso, lo chiamano lavaggio del cervello.
Se io convinco miliardi di persone che è giusto un secolare, quotidiano, organizzato, rituale, insalubre e non sostenibile omicidio di massa, lo chiamano libertà di scelta.
Ma di antispecismo e indottrinamento di massa vorrei parlare più approfonditamente in articoli dedicati.

Tuttavia, anche tralasciando il fatto che, grazie alla pubblicità, la propaganda, l'istruzione pilotata da banche, lobby e società farmaceutiche, la mancanza di informazione libera, le limitazioni dell'accesso alla cultura e svariati altri fattori, la popolazione non abbia per nulla la libertà di scelta che pensa di avere, la mia non è una scelta.
É un obbligo etico derivato dall'informazione.

Se pensiamo di noi stessi come di individui compassionevoli, di quelli che commuovono alla vista di una pecorella che gioca nell'erba, smettere di nutrirsi e vestirsi grazie allo sfruttamento degli altri animali non è più questione di scelta, ma solo di amore, compassione e coerenza.
Una logica conseguenza.

martedì 4 novembre 2014

L'imporre le idee - parte 1

Vorrei provare a prendere in esame una situazione nella quale ogni vegetariano/vegano è venuto a trovarsi almeno una volta, partendo da un episodio capitato a chi scrive

Comincia tutto da una mia frase , buttata lì anche un po' per scherzo, che grosso modo suonava come:
"potresti anche smettere completamente di mangiare affettati, faresti un sacco di bene a molti (individui)".
La risposta, data da una terza persona tra l'altro, è stata:
"è fastidioso che cerchi di imporre le tue idee agli altri. Tu hai fatto una scelta ed è giusto che gli altri facciano le proprie.

Ora, per prima cosa, io non vedo nulla di aggressivo o impositivo nella mia affermazione. Provo a chiarire con un paio di varianti:
"Potresti (smettere di fumare), faresti (molto bene alla tua salute)".
"Potresti (investire in immobili), faresti (un sacco di soldi)".
Tralasciando la validità di queste affermazioni, io non vedo aggressività o coercizione.
Cosa vuol dire imporre un'idea?
Che io ricordi, non ho mai preso a randellate qualcuno che stesse mangiando del prosciutto.

Per quanto riguarda la mia idea in particolare, è molto semplice: non esiste differenza di valore tra le vite delle diverse specie (e ai fini di quest'articolo, ci limiteremo alle sole specie animali).
Vuol dire che la mia coscienza non tollera la privazione della vita di nessun animale da parte dell'animale umano. Se non altro, quanto meno perchè può evitarlo (e anche molto facilmente, aggiungerei).

Ti sto imponendo le mie idee quando mi rifiuto di stare con persone che si nutrono di animali?
Sto semplicemente imponendoti una scelta: mangiare un animale o restare in mia compagnia. Bisogna solo valutare di cosa si ha meno necessità.

Io non tollero la presenza di chi mangia animali principalmente per due motivi:

- primo, la cosa mi disgusta, come lo farebbe l'assistere ad un omicidio senza poter far nulla per impedirlo.

- secondo, la tolleranza nei confronti di queste persone, nell'atto di manifestare un certo tipo di comportamento, implicherebbe, per estensione, la tolleranza nei confronti del comportamento stesso.

Mi spiego meglio. C'è differenza tra considerare un'azione sbagliata e il considerare un'azione giusta (o quanto meno opinabile) ed astenersi dal compierla.
In quest'ultimo caso io scelgo, per le ragioni più diverse, di non fare qualcosa, ma lascio agli altri la libertà di decidere se sia giusto o meno farlo.

Nel primo caso invece, io trovo un'azione ingiusta (moralmente, eticamente ecc...) e non ammetto nemmeno che siano gli altri a compierla.

Di problemi simili è pieno il quotidiano di chiunque.
Tante persone troverebbero disdicevole baciare una persona del proprio sesso, ma tollererebbero chi decidesse di farlo.
Le stesse persone non sceglierebbero di passare il sabato sera sgozzando vergini, e nemmeno potrebbero ammettere che fossero altri a farlo.
Spero di aver chiarito il concetto.

sabato 1 novembre 2014

Risposta al post di un onnivoro

Riporto un post pubblicato sulla pagine "Le Cazzate dei Carnivori":

"Non sopporto più i vegani. Cosa faccio? Ma soprattutto, come ho fatto a farmi venire questa fissazione? So da anni della loro esistenza, ma ultimamente me ne sono ossessionato. Era meglio l'ossessione atea. Ma si sa, io purtroppo ho sempre avuto un forte spirito di contraddizione. Ora, dire che Dio non esiste non è più una provocazione, l'ateismo ormai è stato sdoganato, è diventato mainstream, quindi mi è passata l'ossessione atea, pur rimanendo anticlericale. Persino le bestemmie hanno perso il loro gusto, anche se sono comunque da evitare se non si vuol essere bannati da un sito. Oggi suscita molto scalpore ammettere di nutrirsi di carne e di latte. Basta anche solo citare uno di questi alimenti per scatenare polemiche proibizioniste. Ci chiamano mostri, ci augurano malattie, ci considerano indegni di vivere su questa terra, idolatrano gli animali e nutrono un odio immotivato verso di noi.
Si sentono Dio, pretendono di avere in mano la verità assoluta e cercano di lavarci il cervello con le loro idee e col loro terrorismo psicologico.
Avessero almeno la decenza di relativizzare, come facciamo noi, e di considerarci persone come loro. Anche tra noi “onnivori” ci sono persone per bene, che piaccia o no.
È inutile farci vedere i loro video: molti di noi li hanno visti e sanno benissimo cosa sono gli allevamenti intensivi, e non ce ne frega niente. Finché carne, latte, uova e formaggi saranno legali, potremo continuare a mangiarli in assoluta buona fede, come facciamo con tutti gli altri cibi.
Essere vegani è una scelta rispettabile, etica e salutista, ma non siamo nessuno per decidere delle vite altrui.
Non siamo nessuno per proibire a qualcuno le sigarette o il vino a tavola, come i vegani non devono farci paranoie sul latte che beviamo a colazione da una vita.
Finché non ci interferiscono e non nuociono alla nostra incolumità fisica e mentale, possono fare quello che vogliono.
Molti sono convinti che il latte faccia solo male, ma non tutti i corpi funzionano allo stesso modo.
Il fumo fa male, è risaputo, come anche l'alcol e molti prodotti legali che si trovano tranquillamente al supermercato.
Ma a fare male è soprattutto il proibizionismo.
Il fumo fa venire il cancro.
Anche il consumo di carne può provocare il cancro.
Il proibizionismo e il terrorismo psicologico, invece, provocano il cancro dell'anima, ovvero la depressione.
Di depressione si può morire, come si può morire di cancro.
La vita è una sola.
Difendiamo la vita.
Diciamo NO al proibizionismo"

La mia risposta:

Tanto per cominciare, se stai camminando bendato in mezzo alla strada e un passante ti dice che così potresti essere investito diresti forse che ti sta augurando di essere investito?

Sul fatto che i vegani si sentano Dio, un essere umano che pensa di avere il diritto di decidere della vita di ogni altro animale, non si comporta come se si sentisse Dio?

Non mi è mai capitato di imbattermi in un vegano che dicesse di essere migliore degli onnivori. Ma i vegani sono più etici, questo è un dato di fatto.
Ora, se gli onnivori pensano che essere più etici equivalga ad essere migliori, allora che siano più etici, e diventino vegani. Ma che i vegani siano migliori degli onnivori, non lo dicono i vegani, lo dicono gli onnivori.

Essere vegani non è questione di legge, è questione di etica. 150 anni fa era legale possedere un altro essere umano. Era legale, non etico.
Fare una cosa nella legalità non è sinonimo di fare la cosa giusta.

Per quanto riguarda le paranoie, quelle sono cose che ognuno fa a se stesso, che non è possibile imporre agli altri. Se la vicinanza di chi non sfrutta gli altri animali ti infastidisce è un bene, perchè in fondo sei tu a pensare che ciò che fai sia sbagliato. Prendere coscienza di ciò, questo è essere vegani.

Dire che il latte possa far bene ad alcuni perchè il loro corpo funziona in maniera diversa è come dire che certe macchine hanno motori che vanno bene con lo Jagermeister.

Essere vegani etici non implica necessariamente essere salutisti.
Essere vegani salutisti non implica necessariamente essere etici.

La prima cosa che provoca il consumo di carne non è il cancro, ma la morte dell'animale a cui quella carne apparteneva.

Astenersi dal mangiare animali non è proibizionismo.

Se siete terrorizzati dalla descrizione delle torture inflitte agli animali fate bene ad esserlo, perchè è una cosa terrificante.

Se siete terrorizzati dalla consapevolezza che tutte quelle torture vengono inflitte a causa vostra fate altrettanto bene, perchè è la verità.

Se pensi che la vita sia una sola e che debba essere difesa, hai tutta la mia stima. Nei mattatoi che vengono finanziati dagli onnivori ci sono un sacco di vite che necessitano di essere difese. Puoi cominciare da quelle.

mercoledì 29 ottobre 2014

Diretta al banano - Corma di Machaby (Paretone di Arnad)

Essendo questo il primo mio intervento su una via d'arrampicata, tiro di falesia, linea di boulder, crepa di muro o granello di sabbia (chi più ne ha più ne metta), vorrei prima fare una precisazione.

Io non voglio essere tra quelli che fanno relazioni delle vie di arrampicata e che allegano quasi un reportage fotografico di ogni singolo appiglio della via.
Avendo un certo tipo di rapporto filosofico con l'arrampicata, per me una via, un tiro o una linea, vanno scoperti, personalmente esplorati e vissuti. Ognuno mette, in ogni ripetizione, parte di sè. Una via viene ogni volta reinterpretata. In fondo credo, che come fiocchi di neve, non esisteranno mai due ascensioni perfettamente identiche, nemmeno ripetute dalla stessa persona. Se non altro perchè ogni giorno siamo persone diverse da quelle che eravamo il giorno prima, e risalendo qualcosa di già battuto, rivalutiamo ogni singolo appiglio. Questi ci parlano sempre, ma man mano che noi impariamo ne abbiamo una comprensione via via sempre più fine, più sottile e precisa.
Quello che vorrei riportare sono le mie impressioni, una sorta di fotografia di un momento.
Potrei rifare la stessa via domani e scriverne cose diverse insomma.

Questa è stata la via di oggi.

Paretone di Arnad - Via "Diretta al banano"
diff.: 5c max/ 5a obbl.
sviluppo: 280m - 9 tiri

Bisogna dire che io e la socia ci siamo quasi persi per la falesia situata sotto alle vie. Poi, grazie all'aiuto di un'altra coppia che è arrivata poco dopo di noi, siamo riusciti a trovare il sentiero per gli attacchi (non senza un ulteriore breve empasse, tuttavia).
Dopo i 15 anni di avvicinamento del sentiero, siamo arrivati all'attacco della via che avremmo voluto salire, "Bucce d'arancia", ma visto che c'era in coda l'equivalente del seguito di un emiro, abbiamo pensato di salire leggermente più a sinistra, sulla via in questione.

La via è al momento la più bella che abbia salito finora. Molti sono stati passaggi tecnici interessanti, che per i fanatici dello strapiombo cosiddetto "ciapa e tira" potrebbero addirittura risultare non banali.
Quasi una sorta di danza sulla parete, soprattutto nei frequenti (nonostante il nome) traversi. Ne è risultata una progressione elegante, tecnica, un dialogo ravvicinato con la parete che solo in un paio di passaggi ha richiesto una certa dose di fiducia.
La roccia in effetti è molto particolare. Presenta frequenti tratti altamente lavorati, davvero bellissimi da vedere e da salire, ma più spesso e superfici verticali sono molto levigate e scivolose, impedendo nella maggior parte dei casi i passaggi di pura aderenza sulla parete, che tuttavia, probabilmente guasterebbero delle meravigliose sequenze di bilanciamenti e incroci, poichè, se appena appena allunghiamo il collo, vediamo l'appoggio giusto laddove ci è necessario.
Siamo stati un po' sfortunati a trovare una giornata discretamente ventosa e coperta, ma nella sfortuna possiamo dire che fortunatamente vento e nuvole sono sopraggiunti al termine dei tiri più impegnativi, a tre lunghezze dalla cima, molto più clemente e godibile.

L'ascesa ci lascia infine pienamente soddisfatti (e notevolmente sfatti), ma per nulla sazi, anche considerato il fatto che lo storico conto con "Bucce d'arancia" della mia socia è ancora in sospeso.

mercoledì 22 ottobre 2014

Eleftheria

Graziami, creatura nera
presenza occulta di libertà effigiata
è schiava la mente mia
del tuo tetro sortilegio

Onirica raminga, tormenti le mie notti.
Dolce è lo strazio dei miei sonni inquieti,
ma atroce il risveglio con un vuoto dentro l'anima,
in un letto senza te.

Strappastimi le membra col garbo del tuo verbo,
dialettica affilata di favella razionale,
m'apersi il cuore con calma di scultore
che affila lo scalpello e lo affonda nella creta

Ma, d'oblianti lacrime sepolto,
un gemito sopito si fa strada
d'angoscia nebbia traversando
"la creta sono io".

Equo e solidale

Oggi passo in centro a Novara, a "riscuotere" il mio panino gratis da Universo Vegano (di cui metto il collegamento al sito, a beneficio di coloro i quali ancora non lo conoscessero), e mentre aspetto in coda, tra un paragrafo e l'altro del libro che sto leggendo, la mia attenzione viene attratta da una scritta che pubblicizza una cola, con zucchero di canna da commercio equo e solidale, proveniente da Malawi e Zambia.
Ma cos'è il commercio equo e solidale? La vendita e l'acquisto di prodotti di aziende che attuino politiche volte alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori?
Quello che mi viene da chiedermi però è: scambiare merci (risorse) con denaro (bit di computer) non finisce per impoverire i paesi che si cerca di aiutare? Produrre in una zona e spostare merci a migliaia di chilometri di distanza sembra veramente una logica sostenibile? Dove ci ha portato l'ultimo cinquantennio di questa politica?
Io credo che la cosa migliore per un paese sia la collaborazione volta all'uso minimo e indispensabile (ergo non all'abuso) delle proprie risorse in loco.
La ricchezza è nell'anima di ogni essere vivente. Per questo non si può dare un prezzo ad un sorriso, ad un abbraccio, ad un bacio che vengano donati con sentimento. Quanto osanniamo tutto ciò nei nostri spot e quanto di tutto ciò mettiamo in pratica nel nostro quotidiano?
Posso vederlo su me stesso; quanto mi cambia la giornata una parola cortese e quanto poco me la cambia una moneta trovata per la strada.
Perciò penso che aiutare gli altri, aiutarli per davvero, richieda molto più impegno da parte nostra.
Aprire il portafogli sembra molto un metodo sbrigativo per alleggerirci la coscienza. Doniamo il nostro tempo, non i nostri soldi, è un bene molto più prezioso. Accompagniamo chi vogliamo aiutare, sia esso un vicino, un passante, un senzatetto.
Conversiamo con lui o lei, se ne ha voglia. Chiediamogli come sta, come se la passa. Farebbe più bene a noi che a lui o lei.
Sarebbe l'occasione per ritrovare il valore e la dimensione del nostro tempo. Perchè mentre i soldi una volta vanno e un'altra vengono, il tempo, una volta perduto, non torna indietro.

mercoledì 8 ottobre 2014

Sull'Olocausto Animale

Ho appena terminato di leggere un libro che descrive il confronto tra le vite di un tedesco ed un ebreo durante la seconda guerra mondiale e il periodo successivo, dal termine del conflitto alla stesura del libro
Testo inusuale per me, che in merito all'olocausto ho una posizione cautamente diffidente.

Il testo è, come ci si può aspettare, pieno di riferimenti ed impressioni emotivi, frutto dello specchio deformante di una testimonianza, fonte sicuramente soggettiva.



Descrizioni di deportazioni, di reclusioni, di lavori forzati.
Di morti.

Ci sono poi anche svariati accenni a trasporto di bestiame, allevamenti, sfruttamento di animali.
Macellazioni.



Queste ultime descrizioni, a differenza delle prime, erano totalmente neutre, se non gioiose, in riferimento ai periodi di "festa", sottolineati da atroci mattanze di animali.
Se io mi trovassi ad essere un nazista fanatico, di quelli che vengono comunemente descritti nei film statunitensi, perchè non dovrei sentirmi più che tranquillo e in pace con me stesso nello scrivere un passo del genere:

<< Per la fiera di mezza estate, i commilitoni e i contadini di Tab allestivano tendoni per l'esposizione dei deportati e del raccolto.
Era un momento felice che riuniva tutta la popolazione e faceva dimenticare la povertà del resto dell'anno.
[...] All'inizio dell'inverno si sgozzavano i prigionieri. Le loro grida di agonia risuonavano dall'alba al tramonto in tutto il paese. Con il sangue raccolto direttamente dalle arterie recise del collo si preparavano i sanguinacci, che venivano cotti alla fine della giornata in un grande paiolo >>

Le persone sono state abituate a recepire la macellazione animale come perfettamente normale e quella umana come atroce. Per questo il passo, nella sua versione originale, la maggior parte degli occidentali, lo leggerebbe senza trovarci nulla di strano:

<< Per la fiera di mezza estate, i contadini di Tab allestivano tendoni per l'esposizione del bestiame e del raccolto.
Era un momento felice che riuniva tutta la popolazione e faceva dimenticare la povertà del resto dell'anno.
[...] All'inizio dell'inverno si sgozzavano i maiali. Le loro grida di agonia risuonavano dall'alba al tramonto in tutto il paese. Con il sangue raccolto direttamente dalle arterie recise del collo si preparavano i sanguinacci, che venivano cotti alla fine della giornata in un grande paiolo >>

Ma secondo quella che è la versione riportata dalla storia ufficiale, alla quale io personalmente non credo, gli ebrei non erano considerati esseri umani.
Questo dovrebbe farci capire che nulla è scritto in nessun luogo, non ci sono regole incise nella pietra, non esistono il bene e il male. Esiste solo la nostra interpretazione dell'universo nel quale ci muoviamo.
Fino a che non riusciremo, in quanto specie (soprattutto in quanto specie senziente sedicente intelligente), a rispettare la vita in quanto vita, continueremo a perpetrare massacri piccoli o grandi in base al giudizio che abbiamo di ciò che sia meritevole o meno di vivere.
La società occidentale consumistica e capitalista sta facendo dello status sociale una discriminante del diritto alla vita; una volta, un essere vivente, per essere nato all'interno di una determinata etnia, con un certo colore della pelle, poteva essere considerato alla stregua di un attrezzo, quindi utilizzato o ucciso e scartato, se necessario (o anche solo per semplice divertimento). Questo era lo schiavismo.
Poi, per l'appartenenza ad un certo credo religioso, un'altra categoria di popolazione è stata, a detta della versione ufficiale, decimata. Questo è stato l'olocausto.
Oggi, per l'appartenenza ad un'altra specie animale, milioni di individui vengono quotidianamente macellati senza pietà. è questo un altro tipo di olocausto che ogni giorno passa inosservato sulle nostre tavole, nei nostri armadi, nelle nostre scarpiere.
Già oggi, molti animali umani trovano la morte perchè non hanno un lavoro, una casa, una famiglia.
Altri muoiono perchè il luogo in cui vivono possa essere sfruttato dalla parte cosiddetta ricca del globo.
Ma con quanto rispetto possiamo considerare "ricco" il ladro e assassino che si approfitta del più debole per ingrassare le proprie tasche?
Possiamo sopportare tuto ciò solo perchè questo ci è lontano, finchè possiamo circondarci di abbastanza cose inutili che ci nascondano la verità dietro una cortina di sogni commerciali, finzioni pubblicitarie e mondi ideali di famiglie felici.

Tutte cose che ci permettono di camminare nel sangue col sorriso.