martedì 4 novembre 2014

L'imporre le idee - parte 1

Vorrei provare a prendere in esame una situazione nella quale ogni vegetariano/vegano è venuto a trovarsi almeno una volta, partendo da un episodio capitato a chi scrive

Comincia tutto da una mia frase , buttata lì anche un po' per scherzo, che grosso modo suonava come:
"potresti anche smettere completamente di mangiare affettati, faresti un sacco di bene a molti (individui)".
La risposta, data da una terza persona tra l'altro, è stata:
"è fastidioso che cerchi di imporre le tue idee agli altri. Tu hai fatto una scelta ed è giusto che gli altri facciano le proprie.

Ora, per prima cosa, io non vedo nulla di aggressivo o impositivo nella mia affermazione. Provo a chiarire con un paio di varianti:
"Potresti (smettere di fumare), faresti (molto bene alla tua salute)".
"Potresti (investire in immobili), faresti (un sacco di soldi)".
Tralasciando la validità di queste affermazioni, io non vedo aggressività o coercizione.
Cosa vuol dire imporre un'idea?
Che io ricordi, non ho mai preso a randellate qualcuno che stesse mangiando del prosciutto.

Per quanto riguarda la mia idea in particolare, è molto semplice: non esiste differenza di valore tra le vite delle diverse specie (e ai fini di quest'articolo, ci limiteremo alle sole specie animali).
Vuol dire che la mia coscienza non tollera la privazione della vita di nessun animale da parte dell'animale umano. Se non altro, quanto meno perchè può evitarlo (e anche molto facilmente, aggiungerei).

Ti sto imponendo le mie idee quando mi rifiuto di stare con persone che si nutrono di animali?
Sto semplicemente imponendoti una scelta: mangiare un animale o restare in mia compagnia. Bisogna solo valutare di cosa si ha meno necessità.

Io non tollero la presenza di chi mangia animali principalmente per due motivi:

- primo, la cosa mi disgusta, come lo farebbe l'assistere ad un omicidio senza poter far nulla per impedirlo.

- secondo, la tolleranza nei confronti di queste persone, nell'atto di manifestare un certo tipo di comportamento, implicherebbe, per estensione, la tolleranza nei confronti del comportamento stesso.

Mi spiego meglio. C'è differenza tra considerare un'azione sbagliata e il considerare un'azione giusta (o quanto meno opinabile) ed astenersi dal compierla.
In quest'ultimo caso io scelgo, per le ragioni più diverse, di non fare qualcosa, ma lascio agli altri la libertà di decidere se sia giusto o meno farlo.

Nel primo caso invece, io trovo un'azione ingiusta (moralmente, eticamente ecc...) e non ammetto nemmeno che siano gli altri a compierla.

Di problemi simili è pieno il quotidiano di chiunque.
Tante persone troverebbero disdicevole baciare una persona del proprio sesso, ma tollererebbero chi decidesse di farlo.
Le stesse persone non sceglierebbero di passare il sabato sera sgozzando vergini, e nemmeno potrebbero ammettere che fossero altri a farlo.
Spero di aver chiarito il concetto.

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